venerdì 24 luglio 2015

INTERVISTA A ELISA FRATI

Abbiamo il piacere di condividere con Voi, l'intervista che la traduttrice Elisa Frati ha rilasciato alla nostra Shanmei.


Benvenuta Elisa, parlaci di te, raccontaci il tuo percorso di studi.

Grazie mille. Il mio percorso è nato quando ho decido di abbracciare il mio “talento” per le lingue. All'università ho preferito intraprendere un percorso pratico piuttosto che studiare “Lingue e letterature” di qualcosa, così mi sono laureata in mediazione linguistica. Cercando una specializzazione che offrisse qualcosa di più della traduzione commerciale ho trovato un Master in traduzione letteraria e audiovisiva. L'ho iniziato credendo che sarei diventata un'adattatrice di dialoghi, invece ho scoperto che preferivo la traduzione editoriale.

 Come è nato il tuo amore per la traduzione?

L'amore è nato con il fansubbing, in realtà. Alla ricerca di un hobby sono approdata in questo mondo che mi ha aiutato a capire che tradurre era quello che volevo fare sempre, sia come hobby che come lavoro.

Come è iniziato il tuo lavoro di traduttrice? Quale è stato il primo testo che hai tradotto?

Il mio primo lavoro di traduzione è stato un libro, per un cliente privato, non per una casa editrice. Di una collana di romanzi rosa erano stati pubblicati in Italia solo i primi libri, senza intenzione di continuare la serie, così una fan ha deciso di farseli tradurre privatamente, a patto di non divulgare la traduzione. E io sono stata una dei traduttori a rispondere al suo annuncio.

Hai fatto traduzioni per Case Editrici, Agenzie di marketing o pubblicità?

Retribuite, non ancora. Ho partecipato a un workshop per traduttori esordienti organizzato da una casa editrice italiana che è risultato nella pubblicazione del libro sul quale abbiamo lavorato in gruppo con tanto di presentazione a una fiera dell'editoria (esperienza incredibile!), ma per il resto finora ho lavorato principalmente con agenzie di traduzione, perlopiù con sede in America.

Sappiamo che traduci autori stranieri che poi si auto-pubblicano in italiano. Come è nata questa idea? Quali opere hai tradotto fino ad oggi? E perché le hai scelte?

Ho optato per il rapporto con gli autori auto-pubblicati perché è molto più immediato: non ci sono agenti, non ci sono case editrici, sono loro i detentori dei diritti della propria opera, nessun intermediario. Non voltarti indietro è la prima opera auto-pubblicata che ho tradotto e la scelta è una combinazione di quale genere penso abbia più possibilità di vendere (mi tengo il più possibile aggiornata sulle novità del mondo editoriale) e cosa mi piacerebbe tradurre (lavorare a qualcosa che ti piace porta sicuramente a un risultato migliore).

Hai riscontrato difficoltà nel far accettare agli autori questo nuovo modo di pubblicarsi in paesi stranieri o ne avevano già sentito parlare?

Geraldine era già un'autrice auto-pubblicata ed è stata entusiasta quando l'ho contattata ma, ovviamente, sta al traduttore prendere in mano l'operazione di marketing perché è lui a giocare in casa. Quella è stata la vera sfida: documentarmi e capire come promuovere un libro in Italia.




Quando Dana Simmons aveva dieci anni, sua madre era scomparsa. Vent'anni dopo, con una strepitosa carriera come modella, Dana affronta un'altra perdita dopo che il padre muore di cancro ai polmoni. Presto scopre che la madre potrebbe essere ancora viva e che protegge un segreto che rischia di mettere in pericolo Dana. Nel cercare risposte, la top model intraprende un inseguimento letale che la porta a finire nel Programma Protezione Testimoni. Nonostante le promettano di proteggerla, le strappano via la carriera, la casa e l'identità, nella speranza che lei non si volti indietro. Determinata a ritrovare la pace, a Dana resta solo una scelta che potrebbe distruggerle la vita.

Se questo tipo di pubblicazione diventasse sempre più diffuso, pensi che gli Editori non avrebbero più ragione di esistere o rimarrebbe solo una pubblicazione alternativa?

Credo che l'auto-pubblicazione stia contribuendo a dare un nuovo volto al mondo dell'editoria e che gli Editori (e i distributori) debbano cercare a loro volta di reinventarsi per stare al passo con i cambiamenti.

Quanto tempo serve per portare a termine la traduzione di un romanzo?

Dipende dalla lunghezza del romanzo, da quanto è complesso, dalle ricerche necessarie, ma direi che si va da un minimo di tre mesi a un massimo di sei.

 Tradurre è il tuo lavoro principale, o fai altre attività?

Per il momento sto facendo solo traduzioni (non solo editoriali), ma vorrei trovare un lavoro che mi dia una sicurezza economica per poter limitare l'attività traduttiva solo al campo editoriale.

Preferisci una traduzione più letterale o creativa? O un mix delle due a seconda dei casi?

Preferisco una traduzione creativa, nei limiti del rimanere fedeli all'originale. Con il tempo, e le traduzioni, mi sono convinta che più una traduzione si distacca dal letterale più, paradossalmente, è fedele all'originale.

Esistono penali in caso di mancata consegna del lavoro nei tempi stabiliti? Ti è mai successo di incorrervi?

Su questo aspetto mi cogli impreparata. Mi è capitato di lavorare con agenzie che riassegnano il lavoro a un altro traduttore se non viene consegnato nei tempi stabiliti, facendoti perciò perdere il pagamento. Quella può essere considerata una penale, no? Non mi è ancora mai successo direttamente. Nel mondo della traduzione la puntualità è tutto per costruirsi una reputazione (anche se a volte comporta notti insonni).

E veniamo al tasto più dolente, i pagamenti. Come ti tuteli dai committenti morosi?

Per ora la mia più grande tutela è l'informazione: cerco di tenermi alla larga dai committenti di cui ho sentito storie di pagamenti non ricevuti e di informarmi tramite altri colleghi se un committente sia affidabile o meno. Altrimenti restano solo la perseveranza e, a mali estremi, le vie legali.

Hai mai vinto premi dedicati a i traduttori?

Putroppo no. Ma ho ancora molta strada da fare.

Quale è l’ultimo libro che hai tradotto? Che difficoltà hai riscontrato?

L'ultimo a cui ho lavorato è Non voltarti indietro. Essendo un rapporto puramente autore-traduttore la più grossa difficoltà per me è stata essere revisore di me stessa (ho chiesto aiuto a un altro paio d'occhi, ma non professionali).

Quale è il momento più bello per un traduttore?

In generale, trovare la resa che stavi cercando. Quando, dopo aver creato il solco intorno alla scrivania, averci (non)dormito sopra e chiesto a tutti quelli che hanno incrociato il tuo cammino, finalmente ti si accende la lampadina e ti viene una resa a cui stavi dando la caccia.
Nelle traduzioni editoriali, il momento in cui il libro viene pubblicato e il duro lavoro di mesi diventa qualcosa di tangibile. È un senso di soddisfazione indescrivibile.

Raccontaci un aneddoto, bizzarro, incredibile legato al tuo lavoro?

Indubbiamente la storia del rotolo di carta igienica! Al workshop di traduzione dovevamo tradurre una frase in cui un personaggio giocherellava con i pezzettini di carta igienica rimasti attaccati al rotolo, così la traduttrice esperta e coordinatrice del workshop tira fuori dalla borsa un rotolo finito con un po' di carta ancora attaccata e dà il via a un brainstorming... pratico!

Quale consiglio daresti ad una persona che volesse intraprendere il lavoro di traduttore?

Documentarsi, documentarsi, documentarsi. Bisogna informarsi a fondo sul settore nel quale ci si vuole cimentare ancora prima di cominciare studi appositi, per capire se la spesa vale l'impresa. E studiare all'estero, se se ne ha la possibilità.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Oltre a continuare a lavorare con autori auto-pubblicati mi piacerebbe trovare un lavoro che mi permetta di stare a contatto con i libri anche da un altro punto di vista oltre a quello traduttivo. Vorrei immergermi nel mondo dell'editoria di persona, letteralmente!

Grazie!
Grazie a te per aver accettato il nostro invito.

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