Abbiamo il piacere di condividere con Voi, l'intervista che la traduttrice Maria Paola Fortuna ha rilasciato alla nostra Shanmei.
Benvenuta Maria Paola, parlaci di te, raccontaci il tuo percorso di studi.
Dopo la
maturità classica, presa al Liceo Lanza di Foggia nel 2004, mi sono trasferita
a Roma e qui mi sono iscritta alla facoltà di “Lingue e Culture del Mondo
Moderno” alla Sapienza. Finita la triennale, decisi di continuare con un
percorso di studi di tipo linguistico, ma volevo, allo stesso tempo, studiare
qualcosa di più “pratico”. Per questo motivo ho deciso di intraprendere il
biennio in “Traduzione letteraria e tecnico-scientifica”, preferendo il ramo
letterario, dato il mio amore smisurato per la letteratura. Poi, nel 2011, le
mie professoresse mi hanno convinto a proseguire i miei studi di traduzione e
mi sono iscritta a un Master di II livello in “Traduzione Specializzata”,
sempre alla Sapienza di Roma. È stato un anno bellissimo, una full immersion
nella traduzione, in cui non è mancata la partecipazione a seminari e convegni
traduttivi (presso la “Casa delle Traduzioni” di Roma e durante le “Giornate
della traduzione letteraria” a Pesaro), nonché a corsi di perfezionamento delle
mie lingue di studio.
Come è nato
il tuo amore per la traduzione?
Credo che il
mio amore per la traduzione sia di vecchia data. Quando andavo al liceo adoravo
fare le versioni di greco e latino e, sin da piccola, quando mio padre tornava
dai viaggi di lavoro all’estero e mi portava regali come libri, giornali e cd
stranieri, ho sempre avuto la curiosità di sapere cosa ci fosse scritto in
quelle pagine o cosa dicessero quelle canzoni. Quelle parole e quei suoni
avevano per me qualcosa di magico. Ricordo che quando mi davano la paghetta
settimanale investivo subito quei soldi in piccoli dizionari tascabili che
usavo per tradurre qualsiasi cosa mi capitasse davanti agli occhi o che
semplicemente sfogliavo per curiosità mia. Ancora oggi ho la passione per i
dizionari e ne compro di ogni genere.
Come è
iniziato il tuo lavoro di traduttrice? Quale è stato il primo testo che
hai tradotto?
Partendo dal
presupposto che un lavoro è tale quando è ricompensato, il mio lavoro di
traduttrice si può dire essere iniziato durante il Master quando ho tradotto
“Il monastero maledetto” di Antonio Gómez Rufo per Newton Compton. Ricordo
ancora la gioia e l’orgoglio di quando ho ricevuto quella copia tra le mani.
Hai fatto
traduzioni per Case Editrici, Agenzie di marketing o pubblicità?
Sì, ho
tradotto un po’ di tutto: libri ed ebook per case editrici; documenti legali e
testi tecnici per delle agenzie di traduzione; audioguide per un museo; siti
internet, brochure, volantini per enti, Onlus e associazioni.
Sappiamo che
traduci autori stranieri che poi si auto-pubblicano in italiano. Come è
nata questa idea? Quali opere hai tradotto fino ad oggi? E perché le hai
scelte?
La prima cosa
che ti consigliano per iniziare a lavorare nel mondo della traduzione
letteraria è fare una “proposta di traduzione” alle case editrici. Ci ho
provato, ma ho trovato molte porte chiuse, per un motivo o per un altro. Poi un
giorno una mia amica mi ha parlato di “Babelcube”, questa piattaforma che
permette ad autori, case editrici e traduttori di incontrarsi e collaborare
insieme. Ho cercato qualche libro che potesse piacermi e ho fatto la mia
proposta che è stata subito accettata. Il primo libro che ho tradotto è stato
un thriller “Dall’Inferno” (di cui ora sto traducendo il sequel) perché avevo
già tradotto questo genere. Successivamente, spinta dalle mie passioni, ho
tradotto anche altri generi come polizieschi (Il gioco della traduzione di Inés Galiano), biografie (L’imbalsamatore, L’abisso di Camille di Enrique Laso) e a breve usciranno anche un
libro di cucina e un romanzo distopico!
Hai
riscontrato difficoltà nel far accettare agli autori questo nuovo modo di
pubblicarsi in paesi stranieri o ne avevano già sentito parlare?
Quelli che ho
incontrato su Babelcube sono già dentro questa mentalità. Altri autori, invece,
sono un po’ scettici o, molto più spesso, hanno una visione troppo classica
della pubblicazione che deve essere per forza fatta da medie e grandi case
editrici per essere di successo, pubblicazione alla quale non si arriva nemmeno
con tanta facilità.
Se questo
tipo di pubblicazione diventasse sempre più diffuso, pensi che gli Editori
non avrebbero più ragione di esistere o rimarrebbe solo una pubblicazione
alternativa?
Le grandi case
editrici continueranno a esistere ancora per secoli e secoli. Secondo il mio
punto di vista, nemmeno l’industria degli ebook farà fuori così facilmente il
libro cartaceo. Anche se la gente legge effettivamente poco nel nostro paese,
il regalo più gettonato a Natale o ai compleanni rimane sempre un libro, perché
è un classico, perché fa figo tenerlo sulla mensola della propria camera. Ma,
dato che esiste una élite di lettori “veri”, è a questi a cui bisogna puntare
con questo tipo di pubblicazione alternativa.
Quanto tempo
serve per portare a termine la traduzione di un romanzo?
Dipende
ovviamente dal romanzo, non solo dalla quantità delle pagine, ma anche dalla
difficoltà del testo.
Tradurre è
il tuo lavoro principale, o fai altre attività?
Purtroppo
tradurre non mi permette di vivere. Il più delle volte è un hobby, altre volte
un modo per arrotondare. Nella vita sono anche insegnante e, durante le mie
lezioni, cerco sempre di far conoscere e amare ai miei alunni il mondo della
traduzione.
Preferisci
una traduzione più letterale o creativa? O un mix delle due a seconda dei
casi?
Non sono una
grande fan della traduzione belle
infidéle. Preferisco, quando è possibile una traduzione più letterale, per
una questione di fedeltà sia al testo, sia allo stile dell’autore. La
traduzione troppo creativa mi dà sempre la sensazione di un traduttore che si
vuole sostituire allo scrittore. In alcuni casi però, come nella traduzione
poetica, la traduzione creativa diventa quasi fondamentale.
Esistono
penali in caso di mancata consegna del lavoro nei tempi stabiliti? Ti è
mai successo di incorrervi?
Sì, esistono
penali, bisogna sempre leggerle e calcolare bene se si è in grado di completare
il lavoro nei tempi richiesti. Alle volte, pur di non perdere il lavoro,
pretendiamo da noi stessi sforzi impossibili e i committenti ne approfittano
proponendoci quantità di lavoro enormi in tempi ristrettissimi. In questo
lavoro sono necessarie quelle che io chiamo le 3 P: precisione, puntualità e
professionalità. Essendo una persona molto organizzata e riflessiva finora non
mi è mai capitato di consegnare dei lavori in ritardo.
E veniamo al
tasto più dolente, i pagamenti. Come ti tuteli dai committenti morosi?
Finora sono
stata fortunata perché, anche se spesso in ritardo, mi sono sempre pervenuti
tutti i pagamenti. Un modo per tutelarci potrebbe essere quello di rivolgersi a
STRADE (Sindacato Traduttori Editoriali) che non tutti conoscono. Per il resto
è una professione ancora molto rischiosa per certi punti di vista,
probabilmente perché non ancora viene riconosciuta a questa figura la giusta
importanza.
Hai mai
vinto premi dedicati ai traduttori?
No, purtroppo
non ne ho mai vinti.
Quale è
l’ultimo libro che hai tradotto? Che difficoltà hai riscontrato?
L’ultimo libro
che ho tradotto è L’abisso di Camille
di Enrique Laso. È la triste storia di Camille Claudel, la scultrice amante di
Rodin, raccontata sotto forma di diario dal suo medico Edouard Faret, durante
la sua permanenza di quasi trent’anni in manicomio. Un libro che ho amato tanto
tradurre perché racconta la vita difficile e tormentata di questa donna, la
quale non riusciva a farsi strada nel suo campo ostacolata da una mentalità
maschilista e chiusa, pur di fronte a un talento unico e indiscutibile. Devo
dire la verità, non ho riscontrato molte difficoltà traduttive perché lo stile
di Enrique Laso è chiaro, lineare, oserei dire tendente al giornalistico.
Quale è il
momento più bello per un traduttore?
Il momento più
bello è quello del passaggio che va dall’interpretazione del testo sorgente
alla resa nel testo di destinazione. Il momento della trasformazione. Quanto
più vicina e riuscita è la resa, tanto più ci si sente soddisfatti di aver
svolto bene il proprio compito.
Raccontaci un aneddoto, bizzarro, incredibile
legato al tuo lavoro?
L’estate scorsa, mentre stavo traducendo
“Dall’Inferno”, stavamo facendo dei lavori a casa, dunque avevamo tutti i
mobili imballati e coperti da teli. La sera, quando gli operai andavano via, io
mi mettevo con il mio pc in un angolino della casa e traducevo per tutta la
notte. Ogni qualvolta arrivavo ai punti più paurosi del libro puntualmente
scattava la corrente e iniziavo a sentire delle voci strane (ndr la storia
libro in questione tratta di una bambina morta che, attraverso una radio,
chiede al padre di tirarla fuori dall’inferno) e mi guardavo attorno
sospettosa. Il tutto è andato avanti per diverse notti. È stata una traduzione
molto “sentita”, diciamo così, e sono riuscita di sicuro a immedesimarmi molto
nel protagonista.
Quale consiglio daresti ad una persona che
volesse intraprendere il lavoro di traduttore?
Armarsi di tanta pazienza e umiltà perché
all’inizio è molto difficile, soprattutto quando non si ha molta esperienza e
nessuno ti considera. La soluzione più sbagliata è arrendersi ai primi (e
tanti) no. Bisogna cercare di farsi da soli l’esperienza per iniziare a
inserire qualcosa nel curriculum, magari prestando del volontariato come
traduttore presso associazioni o simili.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
In un’epoca in
cui è difficile per noi giovani riuscire a pensare a un futuro, tra i miei
progetti c’è sicuramente quello di voler continuare a provare a fare il lavoro
che amo, la traduttrice, e magari poter scrivere un libro tutto mio da far
tradurre in più lingue da altri miei colleghi.
Carlos, un manager di successo, riceve la peggiore delle notizie: sua moglie e sua figlia sono morte in un incidente. Sentendosi colpevole per non aver trascorso tempo a sufficienza con sua figlia, intraprende una ricerca di redenzione per conoscerla meglio. La sorpresa di Carlos avviene quando, man mano che viene a scoprire alcuni dettagli della vita di sua figlia, attraverso la direttrice della scuola, della psicologa e delle amiche della bambina, comincia a sospettare che forse non era come lui la credeva e che dietro il viso adorabile della sua bambina si nascondevano terribili segreti. Dopo varie notti in cui sente rumori strani che provengono dalla sua radio sveglia, sua figlia gli chiederà aiuto…direttamente dall'Inferno! Da quel momento Carlos comincerà un’avventura da brividi nella quale non avrebbe mai voluto trovarsi.
L'abisso di Camille è un diario. Attraverso le parole cariche di colpa di Edouard Faret, direttore del manicomio di Montdevergues, ci avvicineremo alla vita di Camille Claudel, una donna eccezionale.
Camille fu una scultrice senza eguali, alunna e amante di Rodin, che cercò di farsi un nome, di ottenere la fama e il prestigio che la sua opera meritava in un mondo di uomini (alla fine del XIX secolo). Non ci riuscì.
Nel 1913 dopo la morte del suo adorabile padre, fu rinchiusa forzatamente dalla sua famiglia in un manicomio. Lì rimase trent'anni chiusa contro la sua volontà, fino alla sua morte, nonostante medici e alcuni parenti sapessero perfettamente che lei non era pazza.
L'abisso di Camille narra in forma poetica di questa terribile tragedia di una donna unica, un'artista geniale che ebbe un'esistenza segnata dal destino.
Per la prima volta un autore si avvicina agli anni dell'internamento di Camille, un periodo oscuro e a stento trattato prima d'ora con una certa profondità.
È il romanzo migliore e più profondo che abbia mai visto la luce fino ad ora di Enrique Laso. In esso esprime la sua ammirazione per Camille e al tempo stesso parte della sua rabbia di fronte a un mondo che si mostra ingiusto in innumerevoli occasioni. Un mondo in cui i miserabili finiscono per vincere..
Camille fu una scultrice senza eguali, alunna e amante di Rodin, che cercò di farsi un nome, di ottenere la fama e il prestigio che la sua opera meritava in un mondo di uomini (alla fine del XIX secolo). Non ci riuscì.
Nel 1913 dopo la morte del suo adorabile padre, fu rinchiusa forzatamente dalla sua famiglia in un manicomio. Lì rimase trent'anni chiusa contro la sua volontà, fino alla sua morte, nonostante medici e alcuni parenti sapessero perfettamente che lei non era pazza.
L'abisso di Camille narra in forma poetica di questa terribile tragedia di una donna unica, un'artista geniale che ebbe un'esistenza segnata dal destino.
Per la prima volta un autore si avvicina agli anni dell'internamento di Camille, un periodo oscuro e a stento trattato prima d'ora con una certa profondità.
È il romanzo migliore e più profondo che abbia mai visto la luce fino ad ora di Enrique Laso. In esso esprime la sua ammirazione per Camille e al tempo stesso parte della sua rabbia di fronte a un mondo che si mostra ingiusto in innumerevoli occasioni. Un mondo in cui i miserabili finiscono per vincere..
Enrique, un adolescente inquieto, conosce José, un anziano imbalsamatore che vive isolato e ritirato da ogni attività. Tra i due a poco a poco si instaurerà una solida amicizia. L'imbalsamatore insegna al giovane l’arte della tassidermia, ma anche altri aspetti non meno importanti della vita.
Ma presto questa relazione amichevole troverà un ostacolo: Enrique è sul punto di scoprire un oscuro segreto che José mantiene gelosamente da anni.
Un romanzo breve ma molto intenso, che lascia un sedimento difficile da dimenticare. Un’atmosfera che ti catturerà e due personaggi che seducono adolescenti e adulti. La passione per l’arte, la devozione per il maestro e gli intricati segreti della mente sono saggiamente uniti in una storia che ha già catturato migliaia di lettori in tutto il mondo.
Alba è una traduttrice che crede di avere un lavoro noioso a Madrid, fino a quando riceve un incarico di traduzione che cambia completamente la sua vita.
Una storia di avventura, manoscritti e inseguimenti, con suspense e azione.
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