In occasione dell'uscita in libreria del suo primo romanzo, Il prigioniero della notte, abbiamo il piacere di ospitare lo scrittore Federico Inverni.
Salve Federico
Inverni e grazie per aver accettato il nostro invito. Prima di tutto,
perché ha scelto di usare uno pseudonimo? Come lo ha scelto? E perché
non ha approfittato dell'occasione per utilizzarne
uno straniero considerato che molti autori italiani pensano che
attragga di più il pubblico?
Grazie a voi per l'invito! Ho scelto di utilizzare
uno pseudonimo per due ordini di motivi, il primo squisitamente
personale, il secondo invece ha a che fare con il fatto che secondo me
il romanzo può trovare i suoi lettori anche senza
l'ingombro dell'autore. Contano più Lucas e Anna di me, senza alcun
dubbio. L'ho scelto pensando a come suonava, innanzitutto, e anche
perché, come in molte cose che scrivo, lo pseudonimo contiene indizi
occulti... E proprio per questo non poteva che suonare
italiano! ;-)
Come ha deciso di diventare uno scrittore? Si dedica alla scrittura a tempo pieno o è un'attività secondaria?
Non so se sono uno scrittore, ho solo scritto un
romanzo! Ho troppo rispetto per gli scrittori e la scrittura per
definirmi tale... E no, non mi ci dedico a tempo pieno, direi che è una
delle tante attività collaterali che mi riempiono
la vita. Senza dubbio la più importante, stimolante, divertente.
Come è nato il suo romanzo Il prigioniero della notte?
Il romanzo è nato da un'ossessione, quella per la
memoria. Intesa come la facoltà, per molti versi tuttora enigmatica, che
ci permette di conservare la nostra identità nel tempo. Trovo
affascinante, e forse anche un po' inquietante, che
la nostra identità -- che diamo per scontata, acquisita e soprattutto
veritiera, anzi, il nucleo veritativo assoluto, quasi cartesiano, su cui
costruiamo la nostra esistenza -- sia in effetti tutt'altro che solida e
oggettiva. Anzi, è una narrazione, una storia,
non un fatto.
Quanti anni ci sono voluti per completarlo? C'è mai stato un momento in cui ha pensato di mollare?
La scrittura mi ha impegnato per poco più di tre
settimane. Da giovane ho imparato i rudimenti della dattilografia da mia
madre, forse questo mi ha aiutato... ;-) In realtà, a occuparmi per
qualche mese è stata la documentazione e la strutturazione
della storia.
Se le fosse proposto di realizzare un film tratto dal suo romanzo, quali attori sceglierebbe per interpretare Lucas e Anna?
Se mi fosse proposta la realizzazione di un film,
l'unica preoccupazione sarebbe impedirmi di avere un infarto per
l'emozione. Detto questo... Davvero non saprei, e anzi, mi piacerebbe
molto che fossero i lettori a dire chi ci vedrebbero!
Perché i lettori dovrebbero leggere il suo romanzo? Cosa lo distingue da altri thriller?
Non saprei proprio dirlo! Ci sono moltissimi
romanzi molto belli e intriganti e mozzafiato. Basta vedere i compagni
di scaffale in casa Corbaccio... Forse a questa domanda può rispondere
meglio un lettore o una lettrice!
C'è qualcuno dei personaggi che Le somiglia in qualche aspetto? Se sì, quale?
Sia Lucas che Anna hanno degli aspetti coi quali
posso senz'altro identificarmi. Non posso scendere in dettagli, ahimé,
per preservare l'anonimato, ma sicuramente il modo in cui la loro mente è
animata da un conflitto con la memoria e con
la natura e la forma dei loro ricordi...
Chi sono i suoi scrittori preferiti?
Variano di mese in mese, quasi di libro in libro.
Sono un lettore onnivoro, senza pregiudizi. Mi piacciono molto, in
questo momento, Mark Millar e Giordano Pitt, le ultime cose del Re
Stephen King, Zerocalcare, Melanie Raabe, Nic Pizzolatto,
Vince Gilligan, Steven Moffat e Mark Gatiss, sto rileggendo con piacere
i racconti di Poe, che non prendevo in mano da qualche anno...
Qual è il segreto per scrivere un buon thriller?
Ah, se lo scoprissi non lo rivelerei mai. E se per caso lo rivelassi a qualcuno, poi sarei costretto a ucciderlo.
E per finire, quali sono i suoi progetti futuri?
Molti e indefiniti, con una certezza: Lucas e Anna hanno ancora molto da raccontarmi...
A CURA DI LadyAileen e Shanmei
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